lunedì 29 aprile 2013

Quei gioielli che nascono dalle macerie di un terremoto, dalla lava del Vesuvio e dalle reti dei pescatori. Maria Benedetta Bossi.



Carissime lettrici di Fashion Art Break, 
oggi voglio parlarvi di una professionista ed artista di grande spessore. E’ difficile incontrare persone tanto eclettiche, brillanti e con un mondo meraviglioso dentro da esternare con fiumi di parole e certosini atti creativi. Sto parlando di Maria Benedetta Bossi, un architetto italo argentino che vive a lavora a Napoli e si occupa del consolidamento di edifici storici e monumentali danneggiati da sisma. 
Apparentemente un argomento lontanissimo da quello che può interessare una fashion art blogger, ma ciò che Benedetta è e ciò che fa, si riflette inevitabilmente in splendidi gioielli. Nel 2009 la nostra artista si trasferì all’Aquila per via del terremoto e in quella città dilaniata è rimasta circa tre anni.
Il suo lavoro all’Aquila si è riversato in una apprezzatissima  mostra fotografica nel Palazzo Reale di Napoli e in due pubblicazioni, una delle quali riguardante l’importante intervento di consolidamento della cupola della Basilica di San Bernardino da Siena.
Sedute a via Barberini davanti ad un caffè (con noi napoletane non poteva essere altrimenti), le ho chiesto di parlarmi del percorso che dall’architettura l’ha portata alla creazione di gioielli…


Posso dire che tutto è nato per gioco, per caso… Però le cose non accadono mai per caso (cosa di cui sono fermamente convinta) e improvvisamente, circa sette anni fa,  mi sono trovata ad esporre le mie creazioni a Napoli, prima in una piccola galleria d’arte, il Penguin Cafè, successivamente nello showroom di Poltrona Frau.
I gioielli, i bijoux, i monili, gli ornamenti in genere mi hanno sempre affascinata, vuoi per le loro strutture, vuoi per la molteplicità praticamente infinita di materiali con cui essi stessi possono essere realizzati, vuoi per le cromie di alcune pietre.  Quando poi ho “scoperto” di poter realizzare alcuni oggetti da sola non mi sono più fermata (professione da architetto permettendo). In questi anni ho prodotto cose molto diverse, ma mentirei nel dire che ho una fonte d’ispirazione ben precisa.

Ovviamente, ritrovandomi ad intervistare un’artista architetto, non ho potuto non chiedere a Benedetta se c’è una corrente artistica o un periodo storico che assurgono a sue fonti  d’ispirazione…

Sicuramente ci sono dei periodi storici e delle correnti artistiche che in qualche modo influenzano il mio lavoro, mi riferisco ad esempio al barocco, all’Art Nouveau ma allo stesso tempo l’influenza può arrivare dal mio Vesuvio, dal golfo con il suo mare dai colori sempre diversi, dalla geometria e dalle strutture. Può apparire banale, ma il viaggiare e conoscere usanze e costumi diversi dai propri, non può non stimolare la creatività. E così si attinge da ciò che è la vita comune, in tutte le sue sfaccettature, per creare oggetti nuovi. In questo modo vengono fuori abbinamenti forse azzardati, nelle forme, nei materiali, nei colori, ma che riescono a trovare una loro armonia. Ciò permette di spaziare veramente senza chiedersi o porsi limiti nell’accostare un materiale “nobile” ad un materiale “povero”.






Maria Benedetta infatti utilizza, nella creazione delle sue piccole opere d’arte indossabili, le pietre dure, il legno, le resine, il vetro, i cristalli, il feltro, le perle, l’argento, il corno e la pelle che vengono mixati sempre in mille combinazioni assolutamente diverse e uniche , rendendo molto difficile la copia pedissequa di un suo gioiello. Infatti Benedetta  ama conservare questa veste artigianale e di unicità perché ha un desiderio (proprio dei creativi) di non fermarsi ad una forma o ad una combinazione, ma di sperimentarne sempre nuove e all’avanguardia rispetto alle sue precedenti capsule collection.

Perché ogni sua collana, ogni suo bracciale, ogni suo orecchino rimanda ad un universo concettuale o reale che le appartiene o che le è appartenuto, anche solo per pochi istanti.
Un esempio di questa carica semantica che rende i suoi jewels ancora più preziosi è la riproduzione manuale dello sgretolamento di edifici e di intere esistenze in seguito al terremoto all’Aquila.
Benedetta racconta infatti che, non appena apprese la notizia tragica della sciagura aquilana attraverso news e immagini angoscianti, il suo primo istinto fu quello di prendere i suoi ‘attrezzi’ e di realizzare dei gioielli che riflettessero quella idea di sgretolamento, frammentarietà, ma anche di speranza in una ricostruzione di case e anime.
Nascono così questi esemplari in cui più pezzi (di pelle) si uniscono, pur lasciando evidente una separazione fisica: in questo modo essi sono perfettamente in grado di raccontare un messaggio di speranza che può e deve seguire la disperazione di un crollo totalizzante.




Come non mi stancherò mai di ripetere, la Moda e l’Arte trascendono le effimere tendenze che a volte si rivelano dei simulacri vuoti: esse vanno oltre. E questo Oltre è un luogo misconosciuto, ma reale, dove forma, cuore e pensiero convivono in un sussulto irresistibile.

Nessun commento:

Posta un commento