giovedì 28 giugno 2012

Altaroma, senza moda.


Anche per questa edizione, davanti al calendario provvisorio di Altaroma Altamoda, ho creduto di rileggere, per l'ennesima volta, gli stessi nomi e lo stesso vuoto qualitativo, rischiando di addormentarmi, riponendo ogni speranza di nuova ispirazione. (http://www.altaroma.it/dati/files/585_calendarioprovvisorioluglio_2012.pdf)

Mi chiedo cosa impedisca alla più riconosciuta autorità dell'Alta moda nella Capitale e in Italia di fare, finalmente, quel passo di qualità e raffinata innovazione che possa suscitare un minimo di interesse in chi con la moda lavora e in chi nella moda ricerca nuove frontiere di eleganza e creatività.
La sede del complesso monumentale di  S.Spirito in Sassia, confermata anche per questa edizione, è la ciliegina sulla torta in questa collezione di scelte discutibili e tremendamente noiose: il luogo, scelto perchè considerato 'centrale ed accessibile ai giornalisti' è in realtà una sorta di sepolcro visivo con stessa scenografia e la stessa sconcertante uniformità che, sinceramente, ogni volta mi ha  lasciato una sensazione angosciante.
Anzichè preoccuparsi di come i giornalisti, soprattutto stranieri, possano raggiungere la sede delle sfilate organizzate da Altaroma Altamoda, sarebbe più utile preoccuparsi di dare a queste creature affamate del fashion qualcosa di 'appetitoso' con cui cibarsi...
Altaroma non è un evento che promuove percorsi di arte, tra le vie centrali di Roma: Altaroma dovrebbe essere l'apoteosi dell'Alta moda capitolina e italiana. Ma continua a non esserlo. Allora è meglio fermarsi prima del 'sepolcro della moda', magari in una trattoria e aspettare, davanti ad un piatto di carbonara e a un bicchiere di vino rosso, l'alta moda degli altri.




mercoledì 20 giugno 2012

J'adore Chignon!



Quando devi affrontare un'intera giornata fuori casa con 35° circa di temperatura ed hai i capelli lunghi e 'inselvatichiti', proprio allora arriva a salvarti santo Chignon, sempre gradito in ogni circostanza, dalla pulizia della casa ad una serata a lume di candela.

Lo chignon nasce nell'antica Grecia, quando le donne erano solite fermarlo con fermagli d'oro o di avorio; molto utilizzato nella società cinese, il nostro 'tuppo'acquistò nuova popolarità in età vittoriana e poi, più vanti negli anni '40, durante la seconda guerra mondiale. Una curiosità affascinante: sapevate che Oscar Wilde sfoggiò questa acconciatura nel 1884, alla fondazione della Fabian Society e che questo gesto contribuì alla sua condanna per omosessualità?!?
Per provocazione, raffinatezza, comodità o sicurezza, la moda dello chignon non è tramontata mai, in tutte le sue varianti:quello basso da ballerina, quello a banana (stile Audrey Hepburn), quello laterale e quello alto, che io preferisco in assoluto (stile Carrie Bradshaw). 


Da non dimenticare quello spettinato e 'caduco', da pulizie domestiche o studio disperato, che almeno una volta nella vita ogni donna avrà fatto o avrà desiderato fare se con capelli non abbastanza lunghi.





Ma come ottenere un buon risultato per uno chignon da sfoggiare fuori casa per un'occasione particolare?
C'è un semplicissimo affare che ho comprato alla bancarella del mercato per 2 euro che, inserito come una sorta di elastico in una coda da cavallo ben tirata, può essere arrotolato e creare uno chignon piuttosto ordinato; oppure, bastano elastici, ferretti, lacca e molta precisione e poi...


  • Spazzolate i capelli sia dietro che davanti e applicate un olio lucidante o lisciante. Con il phon o la piastra lisciateli ciocca per ciocca dalla radice alle punte, e così per tutta la chioma.
  • Fate una coda di cavallo, alta o bassa e più o meno allentata a vostro piacimento e fissatela alla base della testa con un elastico che dovrà rimanere invisibile, dunque dello stesso colore dei capelli.
  • Avvolgete la coda su se stessa, fissando man mano le ciocche con delle forcine. Se volete potete lasciare fuori di proposito qualche ciuffo, per creare un look studiatamente spettinato.
  • Fissate il tutto con una lacca a tenuta forte e se volete personalizzare il look, aggiungete un fermaglio prezioso oppure avvolgete attorno al vostro tuppo un foulard, un nastro...(molto anni 60!)


     Io, che lo chignon lo faccio un giorno sì e un giorno sì, quando voglio ottenere il massimo dell'effetto, vado dalla mia hair stylist di fiducia, Bruna Caporaso, e mi lascio 'tirare'le tempie dalle sue mani super precise!


    E a voi...quanto piace lo chignon?


lunedì 11 giugno 2012

Sapete che le Ballerine fecero la Rivoluzione?


Care lettrici, quando un tacco 12 s'incastra in un diabolico sanpietrino costringendoti ad assumere il portamento di un lottatore di sumo, ecco, proprio in quel momento apprezzi la carica rassicurante di una scarpa ballerina (che solitamente porto con me in borsa nelle mie traversate capitoline)
Molte sono davvero deliziose, ma sinceramente, per quanto possono esserlo, per me non conservano quella magia mistificatoria che solo un sexy Mr tacco riesce a sprigionare. (de gustibus, of course!).
Più interessante del loro utilizzo è per me la loro storia che getta le sue radici addirittura prima del 1500 quando erano un tipo di calzature prettamente maschili: comode e fastosamente decorate esse erano le preferite degli uomini di corte (che sensualità, OMG!). Ancora nella fase medievale le donne iniziarono ad usarle, con la dovuta attenzione allo status sociale di chi le metteva ai piedi... 
Eh sì, c'erano dei parametri di 'lunghezza' delle calzature a seconda del ruolo sociale: max 15, 2 cm per la gente comune; max 45, 7 cm di lunghezza per un cavaliere e max 61 cm per un barone.
Fin quando, nel 1553,  arrivò lei, la piccola Caterina de' Medici che non si accontentava di una scarpa raso terra per sposarsi con il Duca d'Orleans e volle un vero e proprio tacco, dando inizio ad un momento di auge per tacchi e stiletti femminili, ma anche maschili...
Le ballerine tornarono a ballare dopo i fumi e le ghigliottine della Rivoluzione francese, rappresentando una protesta alla spocchia volgare ed eccentrica dell'odiatissima aristocrazia.



Ma da cosa o da chi deriva il nome ballerina?

E' un appellativo attribuito a questo tipo di calzature ex post, quando negli anni '60 Rose Repetto disegnò un paio di scarpe per il figlio coreografo Roland Petit.
Ma, come da sempre accade, la fama di un abito, di un accessorio o di uno stile è sempre determinato da chi ne diventa portavoce ed icona e, nel caso delle ballerine, tre furono le 'testimonial' d'eccezione che inconsapevolmente diedero vita ad un vero e proprio must have della moda internazionale:
Brigitte Bardot , Audrey Hepburn e  Jacqueline Kennedy .






Le collezioni di marchi di calzature più o meno importanti  propongono per ogni stagione ballerine interessanti per ogni stile e per ogni gusto... attente solo, amiche mie, a non mixare queste scarpette con un abbigliamento inappropriato ad un'altezza modesta o ad un fisico un po' più rotondetto: la ballerina è comoda e  bella, ma esteticamente non sempre balla!


mercoledì 6 giugno 2012

Cosa può il Pois!


Lo ammetto, sono una fanatica dei pois! C'è una strana energia che quei puntini o quelle piccole sfere  sprigionano, quando le indosso, come se fossero infiniti microcosmi di storie nostalgiche. Quelle storie che riportano alla nascita di una danza cecoslovacca, la polka, grazie al cui successo fu lanciato il polk dot pattern o tessuto a pois che negli anni '30 s'impone nella moda in formati micro, su sfondi neri e blu.


Negli anni '50 compare la versione più frizzante in bianco e rosso, lanciata da Marilyn  ancora immortalata in una foto del 1952 in cui mostra un fashionissimo ombrellino a pois.

 Da qui, l'interpretazione del pois in chiave pin up, minimal o eccentrica: il cinema , da Vivien Leigh ne Il ponte di Waterloo a Julia Roberts ne Pretty Woman è stracolmo di esemplari di moda in  polk dot pattern!


Oggi la moda ci ripropone il pois e, per farlo,  non può ignorare la geniale ossessione per puntini e sfere della 82enne artista giapponese Yayoi Kusama  che incanta il mondo con l'eccentricità dei suoi outfit e soprattutto per la mania di creare sculture e installazioni dominati dai pois, intesi come simbolo della prolificazione e dell'infinito.




 Così, l'arzilla giapponesina diventa stilista per Louis Vuitton, dando la sua impronta a pois a sandali, bluse, borse, minigonne, trench e tanto altro ancora! La collezione si chiama Infinitely Kusama e sarà in vendita negli store Vuitton dal prossimo 10 luglio! Pois, Arte, Vuitton e stile Japanese... sale l'adrenalina per le potenziali acquirenti fashioniste; alle amanti inguaribili del pois come me che non hanno la possibilità di spendere da Louis Vuitton, resta qualche capo vintage o meno vintage da indossare come sempre, con maggiore soddisfazione.

























BE COOL, BE OURSELVES, BE CHEAP, BE...POIS ADDICTED!


Vi dedico una photogallery della storia del Pois nella moda e nel cinema! Qual è la foto che vi piace di più?















lunedì 4 giugno 2012

Eco Fashion, Eco Friends! Aperitivo con lo stilista Franco Francesca


A Benevento, via Manfredi di Svevia 3, dietro all'illuminato Arco del Sacramento, è nascosta una meraviglia di glam, amicizie, tradizione ed ecosostenibilità...
E' lì che il poliedrico e inarrestabile stilista di origine sannita Franco Francesca in total white (compreso un bianco sorriso smagliante), aprendo le porte del suo showroom, laboratorio e nido di creatività, ci accoglie ad un eco cocktail piacevolissimo.Difatti Franco Francesca, nel suo curriculum di tutto rispetto (www.francofrancesca.com ) che lo vede altresì come l'ideatore del primo abito da sposa interamente biodegradabile in mais, ha aggiunto anche il profilo di organizzatore di  originali ethical events and weddings.


Il buio della sera che avvolge questo cortile e queste stanze in pietra rende la scoperta di ogni particolare un divertente e famelico gioco di attenzione... Ed è così che solo all'inizio può stupirci un servizio di posate che pende dal cielo... Dopo qualche minuto, tutto rientra nel geniale, ma familiare mood della serata.
Gruppo di amiche stanche di viaggio e lavoro, troviamo subito rifugio tra le stoffe degli abiti sartoriali e di retrogusto esotico che rimandano agli innumerevoli viaggi di cui si nutre Franco Francesca; il rifugio si traforma in esaltazione dinanzi a scarpe e borse di particolare fascino che sarebbero in grado di scatenare la cleptomania di qualunque donna, anche di quella più controllata.


Il delirio si scatena quando un'allieva di Franco ci mostra lo spogliatoio invitandoci a provare gli abiti che più ci fanno stramazzare: le stoffe volteggiano nell'aria tra < questo è meraviglioso!> <guarda che colore...> <oddioooo...guarda questo!> ; lo spogliatoio diventa sempre più traboccante di abiti e l'adrenalina di uno shopping potenziale e di alta sartoria sale alle stelle di una Benevento piacevolmente e finalmente estiva.
E come se non bastasse... vino bianco, sandwich pesto e mozzarella e quiches di verdure su un terrazzino che si nasconde sopra una rampa di scale in pietra, strette e magicamente lesionate.
Su questo terrazzo, mentre si beve, si mangia, si ride, si racconta e si ascolta il padrone di casa, un po' tutti capiamo che in quella sedia restaurata, in quelle panche strette ma accoglienti coperte da cuscini bianchi e in questo angolo frizzante di genialità si nasconde l'ispirazione originaria di un divoratore del mondo.

BE FASHION, BE OURSELVES, BE ECO! :)