giovedì 24 novembre 2011

Napule è ... amiche e mini shopping low lost!


davidambrosio-blogspot.it
Diario di un breve viaggio a Napoli -  23 novembre

Ore 17 e 04. Sono sul treno regionale diretto a Roma Termini. Ancora una volta lascio i vichi e i pulcinella di questa città estroversa e sotterranea, barocca nelle risate e nella gestualità dei suoi abitanti.
Ho  appoggiato sul sedile di fronte (fortunatamente libero) una borsa gonfia di un libro regalato, un altro acquistato, un maglione inutilizzato, ricarica batterie del cellulare, collana di grosse finte perle nere, mini beauty, bottiglia d’acqua. Sulle gambe ho Vogue, sopra Vogue una shopper bag e sopra la shopper bag il mio notebook bianco.
 Non posso non scrivere della città che lascio minuto dopo minuto sui binari, non posso non raccontarmi di quanto , da questa, succhio un brivido di estrosa familiarità. Ieri sera, di ritorno dalla biblioteca di Grumo Nevano dove ho presentato il mio Rosso come il latte, ho giocato con le mie adoratissime amiche Anna e Anna, a fare la ‘vaiassa’: un po’ per vederle ridere con bocca, occhi e mani sulla pancia, un po’ per essere attrice di una parte di quello scenario colorito e un po’ triste cui avevo assistito alla stazione Garibaldi.


Poi, dopo la sceneggiata (ben riuscita, direi), ho soggiaciuto a quel clichè culinario di cui vale la pena essere schiavi: ‘a pizza. Una cena speciale, con candela alla lavanda in mezzo ad una tovaglia come tante e discorsi intorno 'all’amore o simili’ insieme alle mie compagne di avventura. 
Vedete, miei cari lettori, si può godere di una pizza e una manciata di amici anche a Roma, a Treviso, a Caracas e a Shangai; ma chi ha vissuto almeno un po’ della sua vita a Napoli saprà che lì queste abitudini domestiche e amicali assumono un sapore differente: diventano un rituale, un copione amato e voluto da tutti e incastrato nelle pagine del dna.
La vivacità napoletana si trasforma in ordinaria follia quando il Napoli gioca ogni sua partita, sia la Champions League o un’amichevole con l’ultima squadra di serie C.

vongolablog.myblog.it
Molti appartamenti studenteschi del palazzo si sono svuotati : ragazze e ragazzi si sono riuniti quei pochi appartamenti rimasti popolati per poter urlare e dichiarare passione e amore alla propria squadra. Costretta a restare nel bilocale dell’ultimo piano a scrivere un articolo, non ho potuto partecipare a questa adorazione, ma ne ho sentito tutti i rumori, le esclamazioni e le contestazioni…
Da fuori e da dentro al palazzo, boati e lacrime di gioia, parolacce. Poi, fuochi d’artificio e trombette a suggellare un’importante vittoria. Dov’erano tutti  questi adorabili matti, stamattina? A leggere il Corriere dello sport davanti ad un cocente caffè, a lavorare o a dormire, mentre io segnalavo al cameriere di un bar dei 'Quattro Palazzi' di aver messo il cacao sul cappuccino, avendo precisato esattamente il contrario.
Ed è a questo punto, dopo una brioche alla crema amarena e una schiuma piena di caffeina ,che è cominciata la voglia di shopping low cost lungo corso Umberto. Anna dai capelli corti mi ha accompagnata, con i suoi 20 euro con cui dovrà ‘sopravvivere’ fino a venerdì…
Vogliamo comprare, spendendo quasi niente e, come sempre ci riusciamo.

Prima tappa: negozietto di ‘sciocquaglie’, bigiotteria di poco valore, ma appariscenti quanto basta per essere notate , mixando questi accessori con look diversi.
 Un paio di orecchini e un anellone dei miei: 3 euro.
Seconda tappa: pakistano delle sciarpe finto cashmire.
-        -   Quanto costano?
-         -  7 euro
-          - Ah, vabbè, volevamo spendere di meno.
-          - Ok, 4 euro.
-          (?????)
L’affare è fatto: 2 sciarpe, 8 euro spesi

Terza tappa: negozietto alla fine di corso umberto in prossimità della stazione…
Ballerine usa e getta: 3 euro.

Quarta tappa: bancarella degli occhiali da sole che il venditore continua a definire ‘originali’, ma che di originale non hanno neanche un modello di riferimento.
Un paio di occhiali : 5 euro.
 Appagate col nostro irrinunciabile shopping low cost io ed Anna torniamo  agli infernali gradini del palazzo dove le Anne vivono. Sudate, raggiungiamo l’ultimo piano. Da qui la solita scena, rigorosamente muta: gettiamo ansimanti e assetate le nostre borse sul divano/branda, posiamo le buste bianche e fragili con i nostri acquisti sul tavolo, beviamo qualche bicchiere d’acqua, ci sediamo, accendiamo una sigaretta e, con calma, arriva la prima frase dopo il silenzio…
-Facciamo un caffè?
E mentre la moka fa il suo dovere, noi cacciamo fuori dalle buste le cosucce che abbiamo comprato, felici come fossimo bimbe che scartano promettenti regali sotto un grande albero di Natale.












Non oso immaginare cosa succederebbe se il nostro shopping si svolgesse a Via Condotti. Porteremmo con noi un carrello del supermercato , felici ed esaltate come non mai.
O forse no. Ci sono momenti che trasmettono adrenalina perché evocano l’emulazione di glitterati clichès che nell’immaginario comune significano felicità.
Ma che sia felicità, o un vuoto simulacro di questa, non ho avuto ancora il tempo e la possibilità di scoprirlo.

Buona giornata a tutti , miei cari lettori!

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