lunedì 10 giugno 2013

I nemici delle Fashion Blogger


Care lettrici e cari lettori di Fashion Art Break,

questo post nasce da una riflessione che chi, come me, si muove nell'ambito della comunicazione moda sul web si è ritrovata (nolente o volente) a fare.
Bene, oramai il web pullula di blogger, nella fattispecie fashion blogger, che con stile e linguaggio differente cercano di interpretare e scrivere di moda nel modo più personale (sempre più rare) e libero possibile, scavalcando quelle barriere castali che proteggono l'editoria cartacea da ingressi e curricula di comuni mortali. Almeno questo dovrebbe essere. Se poi queste blogger si rivelano un esercito di vallette semianalfabete che non scrivono più nulla e si vendono professionalmente al miglior offerente, questo è ben altra cosa. Io credo che essere testimonial o portavoce di un marchio, di un artigiano o di un creativo in cui si crede e in cui ci si riconosce non sia sbagliato, anzi: sono convinta che possa essere anche uno strumento di coesione , sinergia e collaborazione tra emergenti validi di questo settore. Quando invece questa condivisione di stile si trasforma in sudditanza, ecco che il Patrono dei Blogger, qualora dovesse esistere in qualche religione del Web, risulta oggetto di atroci blasfemie.
Ma ritorniamo al mondo delle fashion blogger non contaminate da reticenza e deformazione dell'informazione moda.
Esse, me compresa, si avvalgono dei social network per fidelizzare i propri followers e pubblicizzare, senza costo, il proprio blog nell'oceano mediatico del web.
Per fare questo, oltre a linkare i propri articoli su Facebook e Twitter, spesso fruiscono in uno degli strumenti più importanti nel marketing: lo storytelling. Questo termine inglese significa raccontare storie influenzanti ed è una vera e propria metodologia e disciplina usata soprattutto nelle imprese, nella politica, nell’economia per promuovere delle idee, dei valori o dei prodotti.
Ecco, nel caso delle fashion blogger il prodotto non è solo il proprio blog, ma anche il proprio stile che inevitabilmente si riflette in ciò che si scrive o che si sceglie di scrivere tra mille idee, stilisti e tendenze.
Così il nostro profilo Facebook, Instgram e Pinterest sono stracolmi di foto inerenti ai nostri outifit, alle nostre uscite, alla nostra routine, alle nostre passioni e alle nostre abitudini alimentari. Più sono divertenti, poetiche e suggestive e più gli amici o conoscenti seguono con interesse, anche se s'imbattono per caso in qualche foto.
Tuttavia è proprio questo continuo postare che spesso, per ragioni misteriose, crea del malcontento tra i propri amici virtuali e non. C'è chi lo vede come narcisismo (e ha ragione), chi come ostentazione, chi come fissazione e chi come espressione di superficialità.
A loro vorrei dare un antidoto a questo prurito e a questa indignazione: spegnete fb e leggete qualche libro in più oppure bloccate la persona in questione o ancora nascondete i suoi post. Facebook vi consente di gestire le vostre ansie e i vostri problemi di sopportazione in tutti i modi possibili, dai più indolori a quelli più eclatanti.
Ma forse sbirciare qua e là e tenersi aggiornati sugli ultimi spostamenti di una fashion blogger non è poi tanto drammatico e può portare un po' di colore nelle vostre vite stracolme di uva inarrivabile.

Bacetti


2 commenti:

  1. Questo post è voce corale!!! Dirti che ti adoro sarebbe ripetitivo...e allora mi aggiungo al coro e consiglio, a chi nella vita non ha miglior passatempo che disfare (anzi provare a disfare) il lavoro altrui, di costruire qualcosa per sé!!! Una tua fedelissima lettrice...

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  2. Grazie mille, Simona! Concordo e ti ringrazio per la tua stima! ricambio stima e affetto. Love xxx

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