martedì 22 novembre 2011

Roma Fashion White: ci vuole coraggio a vestirsi da sposa….


Cari lettori,
ieri sera, nelle vesti di fashion blogger e promessa sposa, non ho potuto mancare ad un immancabile appuntamento della Capitale, una  manifestazione ideata da Antonio Falanga e prodotta dalla Società Together  Eventi per promuovere il lavoro delle più qualificate realtà del settore “Wedding - Made in Italy che dal 2002 è dedicato al Bridal Fashion: Roma Fashion White.
Il matrimonio, si sa, è uno di quegli eventi che sopravvive a crisi economiche ed esistenziali per quella sintesi di unicità, presunta irreversibilità,  religione, rito (inteso in senso sacro e profano) ed egocentrismo che in qualche modo è presente, in proporzione e misura diversa, in qualunque donna decida di compiere il famoso ‘passo’. E nel mio Sud, dove i matrimoni diventano feste popolari e forse un po’ gipsy, (dove  anche le pelle delle invitate è cosparsa di crema brillantante e le acconciature diventano, insieme agli abiti, delle sculture studiatissime), proprio in quel Sud un numero considerevole di  donne ama vestirsi di bianco.

Arrivata a Via Nazionale, mi accingo a varcare il cancello che porta nel cortile antistante alla Chiesa episcopale di San Paolo dentro le Mura, un luogo mistico e ideale per accogliere il defilè di abiti bianchi che sfilano su suggestive musiche, anche se profane. La mia impressione è stata quella di trovarmi dinanzi ad uno spettacolo eterogeneo infarcito, mio malgrado, di momenti di danza (che un po’ mi ricordano i saggi propinati come avanspettacolo nelle feste patronali) e di premiazioni a volte opinabili, in cui vip e vippini hanno cercato un loro momento di gloria e forse … di identità.
Per fortuna a condurre la serata c’era la mia adorata Cinzia Malvini, conduttrice di M.O.D.A  su La 7 e una delle voci più autorevoli del giornalismo di moda. È stata lei ad introdurre le cinque collezioni degli stilisti partecipanti, con il suo piglio energico e il suo charme espresso nella più totale semplicità.
Raccontarvi passo dopo passo la serata sarebbe un po’ come inchiodarvi allo schermo del pc per circa 2 ore; pertanto vorrei che anche voi, insieme a me, giudicaste le proposte ‘matrimoniali’ che hanno calcato la navata/passerella del Roma Fashion White…
Questo è uno degli abiti della collezione di Gian Paolo Zuccarello : unico elemento che rende l’abito meno ordinario è il fiore che svolazza a metà del seno e dell’ascella della modella. Tanto tulle, poca originalità.
Passiamo alle gemelle Donato, due bionde e amorevoli signore che hanno presentato una collezione improntata sul barocchismo di scintillii abbaglianti  e ampollosità dilaganti, adatti ad una sposa che sicuramente non vuole correre il rischio di apparire parca e inosservata. De gustibus non disputandum est… ma l’abito da sposa rosso fuoco, con un decoltè eccessivo che anche in una pista da discoteca sarebbe sembrata tale, beh, è stato davvero un pugno nell’occhio.

E poi sembrava strano che non fosse riproposto, anche in questa sede, il tema dei 150  anni dell’Unità d’Italia. Questa volta a farlo è stata Brutta Spose, by Alessandra Ferrari.
Non che la scintilla patriottica non riscaldi il mio giovane cuore italiano, ma la ripetizione ad oltranza non mi entusiasma mai. Quando poi viene ripresa in maniera quasi incomprensibile… si scatena un mio inferno interpretativo!
Questi sono gli abiti... Ma un velo rosso di tulle su un abito bianco fa’ l’Italia? E quando ci si cominciava ad abituare a questa bicromia incompleta, ecco questo abito da sposa 'immettibilissimo’, oserei dire, con un neologismo.
   

La sannita Anna Maria Mattei mi ha fatto sognare con alcuni abiti della sua collezione ispirata agli anni ’50. Abiti semplici, lineari e molto femminili che lasciano spesso scoperta la caviglia e gonfiano i fianchi in una splendida campana di stoffa e tulle. Poco convincente invece l’abito con corpetto in ceramica sporcata di rosso: nessuna vestibilità e nessun equilibrio estetico.

Bambole e sogni hanno animato le creazioni di Sonia Lupo. ‘Questa collezione si è ispirata alla carica onirica delle figlie e delle loro bambole’, ha preannunciato Cinzia Malvini. E la presentazione ha descritto sinteticamente la natura fiabesca di questa passerella. La prima ad uscire da un altare di religiosa vanità è stata una bambola vivente. Andatura disinvolta (ha sfilato meglio di alcune modelle), sorriso accennato e lontanissimo, sguardo puntato ad una inanimata perfezione… questa bimba/bambola ha  catturato la mia attenzione per tutto il defilè degli abiti di Sonia Lupo, seduta su uno sgabello centrale, come fosse porcellana. Ho distolto a fatica lo sguardo da questa scena, e solo per ammirare le creazioni molto particolari della Lupo, di grande impatto emotivo e capaci di conferire  qualche idea originale.
                                              

 È arrivato poi il momento di Nino Lettieri, sempre elegantissimo nel suo total black e immancabile ll’appello quando si tratta dell’alta moda capitolina. Hanno sfilato quattro suoi abiti da sposa, ripescati dalle ultime quattro collezioni disegnate per  Alta Roma.

Quattro generi diversi per quattro donne diverse, ma il loro comune denominatore risiede nell’eccentricità, nello slancio creativo e nell’impatto visivo di grande autorevolezza.
Ho avuto la cortese concessione, da parte di Gianluca, assistente dello stilista partenopeo, di entrare nel back stage della sfilata Wedding per fotografare e toccare con mano gli abiti by Nino Lettieri. Tra alte creature che compivano il rito sublime della vestizione e tecnici frementi, i quattro vestiti da sposa s’imponevano, maestosi e delicati. ‘questo lo ha indossato Nathalie Caldonazzo’- mi informa Gianluca e io lo avvicino a me in un accostamento quasi blasfemo,  per essere fotografata …



 Non c’è che dire: comprendere realmente un  abito non significa soltanto guardarlo o sentirlo frusciare sul catwalk, ma toccarlo, farlo infiltrare tra le dita e soprattutto indossarlo …
Chissà quante promesse spose, come me, saranno andate al Roma Fashion White alla ricerca del vestito perfetto… chissà in quante ci saranno riuscite. Posso dire senz’altro che, al di là di creazioni a mio parere noiose e contestabili, c’è stato qualche stilista in grado di poter ispirare anche una sposina come me, da un corpo non statuario e dal gusto  retrò, ma non classico e incuriosito dalla sana e geniale innovazione.
Non mi resta che ascoltare o meglio…leggere i vostri commenti, spose di ieri, di oggi e di domani !

A voi la photogallery della serata...





































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