Cover di Vogue Paris di dicembre. Riconosco il personaggio e la persona, sebbene ben amalgamati nell’esperimento fotografico di Mert Alas e Marcus Piggott.
Kate Moss diventa David Bowie, con la sua bellezza androgina e quello sguardo di chi sa di aver provocato, scosso, fatto incazzare mezzo mondo.
Anche la moda non dimentica lui, l’intramontabile, ma latitante David Bowie, che ha dettatoregole di uno stile polimorfo e trasformista, destinato a non sciogliersi nella stagionalità di un trend, ma ad essere riconoscibile dopo anni di altre cose, altre storie, altre note.
Oggi il Duca Bianco compie 65 anni, quando il mondo non lo vede più, ma lo ascolta soltanto, immaginandolo giovane, asciutto, impenetrabile come sempre nella sua dimensione domestica di Manhattan.
Kate Moss diventa David Bowie, con la sua bellezza androgina e quello sguardo di chi sa di aver provocato, scosso, fatto incazzare mezzo mondo.
Anche la moda non dimentica lui, l’intramontabile, ma latitante David Bowie, che ha dettatoregole di uno stile polimorfo e trasformista, destinato a non sciogliersi nella stagionalità di un trend, ma ad essere riconoscibile dopo anni di altre cose, altre storie, altre note.
Oggi il Duca Bianco compie 65 anni, quando il mondo non lo vede più, ma lo ascolta soltanto, immaginandolo giovane, asciutto, impenetrabile come sempre nella sua dimensione domestica di Manhattan.
Eppure David Bowie s’impone negli occhi di chi lo ascolta con i suoi occhi verde e azzurro: sarà sempre immagine che si nutre di voce, perché ha saputo coprirsi, senza nascondersi, con i suoi look futuristici e visionari che saranno protagonisti di quel fenomeno artistico dei primi anni ’70, definito Glamrock.
La musica rock dovrebbe essere agghindata come una prostituta, una parodia di se stessa, dovrebbe essere una specie di clown, di Pierrot, afferma con provocazione David Bowie e lui sfodera maschere di trucco e pailettes, tinte rosse per i capelli… Ma tutta questa mistificazione non apparterrà mai all’interezza del suo essere: sarà delegata ad un suo alter ego, Ziggy, l’ultimo antieroe che sfida l’apocalissi trasformandosi in una rock star grazie all’aiuto di un extraterrestre. Ziggy/ David rappresenta la rockstar che, mentre tocca il culmine del successo, si rinchiude in una patologica alienazione per salvaguardare la propria identità dalla follia del mondo.
Per questa vincente e sofferta commistione tra forma e suono, il duca Bianco non solo rinasce – giovane e dannato – nell’immaginario uditivo di chi ascolta Heroes, The Man who sold the world, Ziggy Stardust e Space Oddity… ma altresì in quegli abiti scintillanti, attillati, fluorescenti che oggi continuano ad ispirare, non solo rockers nostalgici, ma anche chi fa dello stile la sua professione, come Tom Ford e Gianfranco Ferrè.
Per questa vincente e sofferta commistione tra forma e suono, il duca Bianco non solo rinasce – giovane e dannato – nell’immaginario uditivo di chi ascolta Heroes, The Man who sold the world, Ziggy Stardust e Space Oddity… ma altresì in quegli abiti scintillanti, attillati, fluorescenti che oggi continuano ad ispirare, non solo rockers nostalgici, ma anche chi fa dello stile la sua professione, come Tom Ford e Gianfranco Ferrè.
‘La musica è la maschera che nasconde il messaggio’. Ipse dixit. Ma già in milioni si erano innamorati sia della sua maschera che del suo messaggio criptato.
Cosa sia diventato oggi David Bowie e quale sia il suo messaggio, il gossip e le leggende metropolitane non riescono ancora a svelarlo. Possiamo solo immaginarlo, mentre spegne malinconico le sue candeline, nel ricordo di quel tredicesimo compleanno in cui la madre, con i sacrifici di una cameriera, gli tolse dalle mani il suo sax di plastica e gliene regalò uno vero. Sorriderà, allora, adolescente emozionato prima della tempesta creativa o forse spegnerà il suo occhio azzurro, allontanandosi da riflettori, palchi e paillettes per 'dimenticarsi' nel suo alter ego.
Qualunque e dovunque tu sia...buon compleanno, David e buon compleanno Ziggy, se ancora esisti.
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